La prefazione del libro di René, “To my art-origamistic world“, è curata da Antonio Coiana, Presidente del Centro Diffusione Origami, che scrive:
“Nell’origami quello che conta non è il risultato finale, piuttosto il processo di piegatura. E nel percorso di queste pieghe si sente la forza di Renè, si sente la sua voce che dice “io ce la faccio, e tu?”.
Quanto è stato fondamentale, nell’esperienza di René, non piangersi addosso e rimboccarsi le maniche?
E’ una tipa tosta René, una persona alla continua ricerca della maggiore indipendenza possibile. E in questo percorso di ricerca, la cosa che assolutamente non si deve fare, afferma, è piangersi addosso. Se ci si ferma a piangersi addosso, non si hanno il tempo e le energie per trovare possibili soluzioni.
E questo è vero a prescindere dall’avere una disabilità o meno, proprio per il fatto che ognuno ha una disabilità, una non-abilità in qualcosa. E’ altrettanto vero che il concetto da dover sradicare è quello per il quale il “non ce la faccio” viene ancora prima dell’averci provato!
Nel suo percorso origamistico anche René si è scontrata, e ha dovuto superare, diverse difficoltà: nell’arte dell’origami l’unico “strumento” che generalmente si usa sono le proprie mani. E come fa a piegare la carta una persona che le mani non le ha!?
Nella nostra chiacchierata René ci racconta di doversi ingegnare a trovare la tecnica giusta con fogli al di sopra di una certa grandezza. Sono piccoli escamotage, come l’aiutarsi con il bordo del tavolo per eseguire una piega, o l’aiutarsi con qualche accessorio “di fortuna” per piegare.
Una René che non si ferma davanti a nulla: anche in altri ambiti della propria vita, come sicuramente molti di noi, ha dovuto ingegnarsi, guardarsi attorno, studiare sistemi, sempre alla ricerca di soluzioni che le potessero far dire: “Io ce la faccio. E tu?”
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